Nel dodicesimo canto dell’Odissea si narra di Ulisse che volle ascoltare a tutti i costi il canto di queste maledette sirene; era un temerario! Preavvertito del pericolo dalla maga Circe, prese però le sue belle precauzioni: ordinò ai suoi uomini di mettere dei tappi di cera alle orecchie in modo che non sentissero. Lui, invece, si fece legare all’albero maestro della nave e vietò ai suoi uomini di slegarlo qualsiasi cosa avesse detto. Certo non era “fesso”! Le sirene ci rimasero molto male e per la delusione si suicidarono schiantandosi sugli scogli; Leucosia(suonava il flauto)fu cullata dalle onde fino alla zona a sud di Salerno, dando il nome all’odierna Punta Licosa. Ligea (suonava la lira)trovò la sua ultima dimora nel golfo di Santa Eufemia in Calabria. La sirena Partenope (cantava con la sua splendida voce) fu portata
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dalle correnti marine proprio tra gli scogli di Megaride (dove oggi sorge Castel dell’Ovo). Lì fu trovata da dei pescatori che la venerarono come una dea. E così divenne la protettrice del luogo e diede il nome a quel piccolo villaggio. Da allora, come per “incanto”, la città è rimasta per sempre legata alla nobile arte dalla della sua dea, dalla quale ancora oggi l’appellativo per i napoletani di “partenopei”.