Nuotata da Pomonte a Chiessi
Quest’anno il lungo viaggio di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente, s’interessa a tutti i possibili rischi delle estrazioni petrolifere offshore in Italia, facendo uno screening delle piattaforme esistenti e future.
Nell’Arcipelago Toscano esiste una richiesta di trivellazioni petrolifere gasiere proprio fra l’Elba e Montecristo, inoltre Pianosa è uno dei siti candidati ad ospitare una centrale nucleare. Per questo Goletta Verde ha scelto Pomonte e Chiessi, 2 paesini della costa sud-occidentale elbana proprio davanti a Pianosa e all’area “Elba sud” di richiesta di concessione delle trivellazioni petrolifere, per consegnare la “bandiera nera” dei pirati del mare alla multinazionale australiana Key Petroleum Ltd e alla loro concessionaria italiana Puma Petroleum che ha già fatto le prime prospezioni tra l’Elba e le Formiche di Montecristo trovando 2 siti di estrazione definiti “promettenti”.
Simbolicamente il 9 agosto 2010 i Messaggeri del Mare, Lionel Cardin e Pierluigi Costa, consegneranno la bandiera nera ad una compagnia petrolifera che ha sede a Perth, in Australia. Goletta Verde arriverà al largo di Pomonte intorno alle 11.00 del 9 agosto e i Massaggeri del Mare la raggiungeranno a nuoto per poi portare simbolicamente la bandiera verso Pianosa. Poi, scortati da Goletta Verde e da tutte le imbarcazioni che vorranno partecipare, vireranno verso la vicina Chiessi. dove sbarcherà anche l’equipaggio dell’imbarcazione ambientalista, per inviare ufficialmente la bandiera nera in Australia. La bandiera sarà accompagnata da una lettera in italiano ed inglese che chiederà alla Key Petroleum di tenere le sue trivelle e le sue piattaforme petrolifere lontano dalle isole e dal mare dell’Arcipelago Toscano. Alla fine ci sarà, per nuotatori, turisti, amministratori comunali e cittadini elbani un brindisi in onore del mare pulito.
La storia della corsa all’oro nero nell’Arcipelago Toscano comincia già nel 1999 quando la Puma Petroleum, filiale italiana della società britannica, avanzò 2 istanze di permessi di ricerca. La filiale venne poi acquistata dall’australiana Key Petroleum, insieme al 100% delle sue 4 concessioni esplorative offshore: 2 al largo di Lampedusa, una in Sardegna e una all’Elba Meridionale. L’obiettivo primario riguarda il gas, e possibilmente il petrolio all’interno dei carbonati mesozoici. La Key dice esplicitamente di aver comprato la Puma in Italia per poter avere una continua estensione della sua credibilità presso vari ministeri ed istituzioni governative con i quali l’impresa coopera per l’avanzamento dei propri progetti.
L’Area di Applicazione “Elba d 91 E.R–.PU” va delle coste sud dell’isola fino quasi a Montecristo, inglobando il mare protetto di Pianosa, proprio dove 3 comuni elbani hanno chiesto di vietare il transito alle petroliere ed alle navi pericolose. Un’area grande 3 volte l’Elba, terza isola italiana, in pieno Santuario dei cetacei, sulla rotta delle balenottere e nelle zone più frequentate dai delfini, dove le trivellazioni dovrebbero essere vietate, anche perché interessano due delle aree marine protette tra le più integre del Mediterraneo: Pianosa e Montecristo. La Key sostiene che «Le relazioni di valutazione dell’impatto ambientale per ciascuna area sono attualmente sottoposte alla valutazione del Ministero per l’Ambiente e la Key è in attesa del responso finale e dell’approvazione da parte del Ministero». I petrolieri australiani operano già, da soli o in joint venture, al largo della Tanzania, Suriname e Namibia e spiegano che “L’obiettivo aziendale a breve termine consiste nel creare riserve petrolifere da trivellazione che possano essere rapidamente messe in produzione”.
Rispondendo ad un’interrogazione di Ermete Realacci e della deputata del Pd Silvia Velo, il ministero dell’ambiente ha detto che valuterà attentamente la questione, facendo capire di non essere convinto, anche perché sta per istituire l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano. Non convince invece l’annuncio del ministro Stefania Prestigiacomo del divieto di trivellazioni offshore entro le 5 miglia dalle coste e le 12 miglia dalle aree marine protette: i Comuni di Campo nell’Elba, Portoferraio, Marciana Marina e Marciana, che comprende anche le 2 frazioni di Pomonte e Chiessi, hanno chiesto al Governo di mettere fine a questa follia petrolifera vietando le piattaforme offshore in tutto il mare dell’Arcipelago, dove un incidente petrolifero come quello della Deepwater Horizon significherebbe la fine per l’economia turistica delle isole ed in più, piccole multinazionali come la Key non avrebbero né i dollari, né le capacità tecnologiche per intervenire. Gli australiani dicono di essere alla ricerca “di potenziali aree ad un costo inferiore” e di cercare “Paesi politicamente stabili che offrono condizioni fiscali attraenti e, ove possibile, preesistenti infrastrutture di qualità ben realizzate e gestite”.
Umberto Mazzantini, responsabile Isole Minori di Legambiente, spiega: “L’idea di consegnare la Bandiera Nera agli australiani a Chiessi, uno dei più piccoli ed integri Paesi dell’Elba, ci è venuta dai Messaggeri del Mare che ci hanno chiesto cosa potevano fare per contribuire alla battaglia contro le trivellazioni petrolifere offshore nell’Arcipelago Toscano. Abbiamo trovato molto suggestiva l’idea di Lionel e Pierluigi di contrapporre alla sporca violenza petrolifera che si vorrebbe fare al nostro mare la loro forte e calma passione per il mare, il loro nuotare sicuro nell’acqua profonda che considerano la fonte di vita e di benessere, fisico e psichico. Anche per questo invitiamo tutti a partecipare il 9 agosto, a cominciare da quegli Amministratori comunali elbani che hanno già approvato ordini del giorno contro le trivellazioni offshore, perché da Pomonte e Chiessi, dall’Elba, parta un forte NO al petrolio. Le nostre isole vivono di turismo e non hanno bisogno che la loro economia venga messa a rischio da colonizzatori petroliferi, come è successo agli albergatori, agli operatori turistici ed ai pescatori del Golfo del Messico con l’ecocidio della marea nera BP”.