Prefazione di Francesco Rolla amico di Pierluigi e Lionel.
Pierluigi si tuffa tutti i giorni nel suo mare,che è poi il nostro mare e quindi il suo nuotare è simbolo dell’uomo in generale.L’inoltrarsi sempre di più nel creato ci porta senza accorgercene a lasciar a terra ed in città quelle parti di noi che li, nell’immensità, non servono. Tutti quei pensieri e quelle preoccupazioni indotte che ci tolgono chiarezza. La bracciata ed il respiro diventano quindi il mantra che Pierluigi segue con attenzione, dimenticandosi cosi poco alla volta di se per entrare sempre più nella dimensione del mare, che è la dimensione universale in noi.
Invece delle parole respiro, invece del pensiero semplice presenza.
Mi tuffo e nuoto e ancora nuoto
in te, antico mio mare,sin tanto che il mio respiro
diviene un mantra naturale
e quasi son dimentico di me.
Più chiaro è il garrito dei gabbiani
il profumo della salsedine
il tocco dell’onda,
più chiara la forza di questa luce che oggi abbaglia,
per cui in questo dimenticarmi di me stesso
sale una nuova consapevolezza,
in questo esser vuoto di me
la possibilità che tu ti riversi
in questa umana mia baia.
La mia misura non son più le abitudini
né il mio corpo ma la tua immensità
in cui con queste piccole bracciate mi perdo
ritrovando una partecipazione più ampia
a ciò che è fuori e a ciò che è dentro,
come se le tue profondità fossero già nel mio profondo.
Ed ora che son giunto fino a qui,
e ho lasciato dietro a me
la terra e la mia gente e
tutto ciò che mi è stato passato,
ritrovo non ciò che è costruito
ma ciò che è naturale.
Nessun pensiero in me, ma percezione e respiro:
brezza, onda, salsedine e la tua immensa voce
risveglia quel senso di universalità che m’appartiene
e che riporta in me la pace naturale.
Le cose mai state necessarie non hanno spazio in te
per cui sull’onda ad ogni bracciata
ho lasciato qualche traccia di me:
pensieri e ricordi mi pare galleggino ora
sulla tua superficie come riflessi del mio essere passato.
Si perchè tu, amico e maestro,
altro non fai che permetterci di attraversarti
e nel tornare a casa ritrovarci semplificati.
Ora dove è il mio nome?
Lontano ormai,
la stessa idea che avevo di questo uomo
più reale del suo corpo
si è perduta nei flussi e nei venti si è rigenerata
e in questo lasciare andare pezzi di me
ho guadagnato me intero
e tutto quel che c’è in fondo
alla mia vita o all’esistenza in generale:
il mio silenzio immenso e la tua immensità.
Esco da te stanco e ripulito
e sento tutto più familiare,
le cose piccole hanno una comunicazione immensa
e le cose immense intimità fraterna;
sento quell’unità di fondo
da cui il mio pensar di solito distrae
ma quando ogni parole è ferma
ella rimane perchè riposa oltre
quello che viene detto
Oltre ad ogni forma
– ora sì lo so!-
c’è una bellezza che non ha forma
per essere ovunque
e c’è un respiro che appartiene a tutti i corpi
cosi simile al tuo, antico mare,
e se ci spingiamo oltre ed oltre
ci sarà sempre ancora qualcosa:
una antica armonia che riaffiora dal mio fondale
ed il canto delle balene provenir dal tuo. Da “Le Colonne di Selinunte” Scritti e poesie Francesco Rolla La poesia è stata letta nel corso della manifestazione “Save the little whale Gegè” Voce narrante di Marcello Sbigoli ,attore teatrale .